OMET, l’Eccellenza Made in Italy esportata in tutto il mondo

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La tecnologia Made in Italy è un punto di riferimento internazionale per l’industria metalmeccanica, e il brand OMET è da 60 anni una delle eccellenze tecnologiche del territorio per la progettazione e produzione di macchine per la stampa di etichette e packaging e macchine per il converting del tissue. L’export, trainato dalla globalizzazione di questi mercati, è stato la chiave della crescita dell’azienda, ma è una sfida sempre più complessa da affrontare. In questa intervista Marco Calcagni, Sales and Marketing Director OMET, definisce i contorni di un mercato in continua evoluzione.

Negli ultimi anni, il fatturato OMET è derivato per l’80% dall’export, a dimostrazione della capacità aziendale di cogliere le opportunità nei mercati internazionali, investendo in ricerca, sviluppo e assistenza post-vendita per raccogliere consensi da clienti in ogni parte del mondo. Questo approccio ha permesso a OMET di espandersi in oltre 80 Paesi e di raggiungere una quota significativa del mercato globale delle macchine da stampa e per il tissue converting.

La propensione internazionale dell’azienda è innata: già negli anni Sessanta OMET prende parte alle prime fiere internazionali e chiude le prime vendite all’estero. Lo sviluppo internazionale dei mercati del packaging e del tissue con i prodotti monouso (tovaglioli, asciugamani e altri prodotti piegati in carta) ha poi trainato la quota export fino a farla diventare preponderante a partire dai primi anni Duemila.

“Non si tratta di una strategia aziendale, ma di una necessità in questi comparti – spiega Marco Calcagni, Sales and Marketing Director OMET –. Il mercato, soprattutto del printing, è governato da multinazionali con stabilimenti in tutto il mondo; nel tissue l’export è molto legato al fattore volumi e alla crescita demografica: in questo momento, il potenziale più importante risiede nei paesi asiatici seguiti da Sudamerica e Stati Uniti. L’Europa purtroppo è ferma in termini di consumi e di crescita, anche demografica”.

La presenza costante alle principali fiere di riferimento internazionali e la solida rete commerciale internazionale con oltre 50 agenti di vendita in diversi Paesi, facenti capo agli area manager, consente ad OMET di raggiunge in modo capillare tutti i mercati del mondo, con un brand ormai stimato e consolidato a livello globale e con un efficace e tempestivo servizio post-vendita, sia in loco sia da remoto, sostenuto da importanti investimenti nella digitalizzazione.

“Non c’è un mercato dove esportiamo di più – prosegue Calcagni -. Dipende dagli anni, dai momenti, dagli investimenti che i nostri clienti scelgono di fare in un Paese o in un altro basandosi su diversi fattori tra cui la presenza di incentivi o la maggior convenienza determinata dalla situazione monetaria. I nostri macchinari sono complessi e molto costosi, e una
piccola differenza del cambio-valuta può significare importi molto alti. Per quanto riguarda il tissue, l’export dipende anche dalla materia prima: i converting nascono vicino alle cartiere, e normalmente sono progetti importanti con ordini di parecchie linee per l’avvio di nuovi siti produttivi. L’anno successivo, l’investimento riguarda magari tutt’altra zona”.

La difficoltà si chiama “incertezza”

La chiave del successo globale della OMET risiede storicamente nella costante innovazione e nella qualità dei suoi prodotti: elementi essenziali ma oggi non più sufficienti a garantire un successo internazionale. OMET, come altre aziende metalmeccaniche italiane, affronta sfide continue nel mercato globale, compresa la crescente concorrenza da parte di produttori internazionali e dei paesi emergenti, ma a spaventare oggi è l’incertezza dei mercati.

“La difficoltà principale è far fronte all’incertezza – afferma Calcagni -. Guerre, crisi economiche, pandemia, sono tutte situazioni che creano incertezza nei consumatori, quindi nella distribuzione e, risalendo nella catena del valore, nelle aziende che sono nostre clienti: oggi impiegano magari molto tempo per decidere un investimento importante, poi quando lo fanno vorrebbero partire il giorno successivo. Noi che produciamo macchinari complessi dobbiamo maturare una grande flessibilità per essere rapidi nella costruzione del prodotto, nella consegna e nella modifica in caso di cambio delle condizioni: ad esempio la guerra in Israele ha creato incertezza da un giorno all’altro. Le difficoltà di pianificazione sono enormi, e le aziende devono diventare sempre più snelle”.

Sfide e opportunità future

“Il nostro è un mercato abbastanza virtuoso – conclude Calcagni – perché ci sarà sempre più bisogno di packaging nel mondo, per un discorso di sicurezza, di informazione e di trasporti. Parlo di packaging in plastica, in carta, o in altri materiali ecosostenibili. Qualsiasi prodotto nonviene più venduto sfuso, la sicurezza al consumatore passa dall’etichetta e da un trasporto sicuro. Ci aspettiamo inoltre un grande sviluppo sul fronte della tracciabilità e dell’anticontraffazione. Anche il monouso in carta tissue è in crescita: è migliore, più igienico, più conveniente. Costa meno un tovagliolo di carta che lavare e stirare quello di stoffa a livello di consumo energetico. È migliore anche a livello di impatto ambientale, i numeri lo certificano. Il futuro è certamente positivo per i nostri mercati, ma l’incertezza impone a tutte le aziende di cambiare sia il modo di affrontare i mercati, sia l’organizzazione interna”. 

 

Articolo pubblicato sul magazine “IMPRESE” edito dal quotidiano La Provincia, Dic. 2023

 

 

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