Etichette e packaging: in Italia, nonostante tutto, si cresce.
La crisi che ha colpito l’economia a seguito della pandemia Covid-19 e delle misure restrittive adottate dai vari Paesi per contrastarla, sembra aver solo “sfiorato” il settore delle etichette e packaging. Pur subendo un inevitabile rallentamento, il settore è trainato dalla crescente richiesta di prodotti confezionati prodotta dal lockdown e dal maggior tempo trascorso in casa che fa presupporre, in prospettiva, addirittura una crescita. L’atteggiamento positivo, anche se prudente, è condiviso da tutti gli attori del mercato: produttori di macchinari, come OMET, clienti, fornitori, giornalisti specializzati. Ma permane grossa incertezza sul futuro. In questa inchiesta abbiamo raccolto le opinioni degli attori del mercato, che concordano per il settore un quadro fortunatamente lontano dalla preoccupante congiuntura attuale dell’economia italiana.
Situazione generale del mercato
I giornalisti di settore forniscono una visione più ampia e super partes sull’andamento del settore in Italia. “Sebbene si registri un calo dei consumi, la forzata permanenza dei consumatori tra le mura domestiche ha generato un maggior bisogno di beni primari (vitto, medicinali, prodotti per l’igiene personale ecc.) sovente con servizio a domicilio e incremento delle confezioni monodose – spiega Emilio Gerboni, giornalista con decenni di esperienza nel settore delle arti grafiche e del converting -. Ciò significa maggiore lavoro per la produzione di imballaggi e di etichette, a patto che la produzione sia in grado di fornire quanto richiesto dal mercato con grande agilità e in tempi brevi.”
“Le maggiori difficoltà attuali sul mercato italiano derivano dalla mancanza di liquidità di molte aziende che a causa del ridotto fatturato non sono in grado di auto-finanziarsi – continua Gerboni – Per sopperire a tale situazione è necessario un consistente impegno del Governo, delle autorità regionali e del sistema bancario finalizzato ad aiutare concretamente le aziende senza finalità di guadagno immediato, ma con la prospettiva di mettere in moto un meccanismo che faccia ripartire la produzione e i consumi in un trend di lungo periodo”.
Marco Picasso, editore e direttore di MetaPrintArt, conferma l’impressione ma indica una precisa direzione per la ripresa. “Il settore etichette e packaging, essendo rientrato nel codice Ateco, ha sempre potuto lavorare sia pure con qualche difficoltà nei rifornimenti e nella presenza fissa del personale di macchina – dice Picasso -. I commerciali, pur avendo sofferto la mancanza del contatto personale, sono riusciti a tenere in piedi il settore. Tuttavia nel complesso il calo di ordini, soprattutto dall’estero si è fatto notare. I dati riscontrati da Assografici dicono che si è registrato un calo della produzione pari al 37% per il comparto grafico; meglio il converting il cui calo è ridotto al 13%”. “Certamente si prevede una crescita del settore, trainato dall’incremento di domanda di prodotti confezionati. Ma si nota maggiore attenzione da parte del consumatore, tutti noi, verso i prodotti sostenibili. Come ha dimostrato recentemente l’assegnazione degli Oscar dell’Imballaggio, l’industria del settore – brand, packaging e grande distribuzione – sta lavorando con successo in questa direzione. Anche la nobilitazione è sempre più stimata. Chi stampa packaging e etichette dovrà tenerne conto. Il mercato italiano soffre le indecisioni della politica che non sta dimostrando la capacità di dare soluzioni drastiche, dovendo (o volendo) accontentare un po’ tutti. Considerata la tendenza a fare più attenzione alla sostenibilità, rispetto agli anni passati, una strada può essere quella dell’innovazione nei materiali di supporto del packaging in questa direzione. L’industria e la ricerca italiana sono all’avanguardia in questo e dovrebbero ricevere maggiore sostegno, per conquistare mercati esteri. Per superare le difficoltà la pianificazione rimane fondamentale.
Elena Piccinelli, caporedattore Converting, pone l’accento sulla flessibilità delle aziende italine e e alla loro capacità di rispondere alle difficoltà e alle mutate condizioni del mercato con creatività e tempestività. “Passati i primi e più confusi mesi dell’anno, il settore da un lato ha trovato continuità di business, o addirittura occasioni di crescita, nel food & beverage e nel pharma, per i noti motivi – spiega la Piccinelli -. Dall’altro si è mosso vivacemente a cercare nuove soluzioni in risposta alle esigenze create dall’emergenza sanitaria, spesso attivando reti di relazioni locali che danno vita a “filiere corte”. Penso ai tanti converter e stampatori, da Nord a Sud, che hanno velocemente avviato produzioni di ausili di protezione, abbigliamento ospedaliero, segnaletica indoor eccetera, dapprima al servizio della comunità locale e poi dell’intero mercato o a chi ha trovato nuove occasioni di sviluppo come fornitore di prossimità in soccorso ai molti produttori messi in difficoltà dai picchi di domanda. A chi ha potenziato il parco macchine per servire meglio la domanda di confezionamento originata dal boom delle vendite online, con tecnologie di stampa digitali o ibride per gestire al meglio piccoli lotti e personalizzazioni. E, ancora, a chi ha sviluppato nuove linee di etichette e packaging con coating sanificanti e antibatterici, a chi ha “spinto” sulle certificazioni di qualità e di eco-responsabilità, a chi si è distinto per la cura della sicurezza e del benessere dei dipendenti… I fenomeni interessanti sono moltissimi e molti altri ne vedremo. Il cambiamento è veloce. In linea di tendenza sono d’accordo con la previsione positiva per il settore, , ma con i limiti che imporrà la capacità di acquisto delle popolazioni e, a monte, l’efficacia dei vari welfare nazionali. E con i problemi che eventuali nuovi lockdown potranno creare alle catene di fornitura su scala nazionale e internazionale. L’incertezza che complica qualsiasi possibilità di progettare e pianificare e l’incertezza sulla effettiva capacità dello Stato di indirizzare e sostenere le attività economiche sono la principale difficoltà per tutti gli attori del mercato. Occorre potenziare le reti di relazioni esistenti e progettare nuovi strumenti e ambiti collettivi, per fare sistema – a livello di singolo comparto e di Paese. E saper usare con molta maggior consapevolezza che in passato gli strumenti, i canali e le occasioni di informazione e comunicazione, per superare isolamento e impasse”.
“I settori packaging ed etichette sono stati meno penalizzati rispetto ad altri – conferma Chiara Bezzi, Editor in Chief of Innovative Press -. In particolare, le aziende che hanno come target di riferimento i settori del food&beverage e soprattutto del farmaceutico hanno visto crescere le richieste. Sono invece stati penalizzati coloro che hanno come target il packaging di lusso o i vini d’alta gamma, così come l’imballaggio industriale. I consumatori si sono resi conto, proprio a fronte della pandemia, quanto il packaging non abbia soltanto un ruolo estetico, ma rappresenti realmente un mezzo di protezione e di sicurezza. Nei supermercati, non si trovano più i frigoriferi con le merci sfuse, che potevano essere un ricettacolo di batteri e virus. I prodotti sono tornati sugli scaffali e nei frigoriferi ben confezionati. La plastica non è più “il male del mondo”, ma forse oggi la gente è più consapevole del fatto che la sostenibilità di questo materiale, come degli altri, derivi dal comportamento corretto dopo l’uso nella gestione del rifiuti da imballaggio e dal riavvio al riciclo. Le difficoltà maggiori riguardano le aziende che esportano, l’Italia deve tornare a mostrare la sua forza come paese produttore di merci e beni strumentali di alta qualità. Per superare questo momento è necessario riportare i consumi ai livelli post pandemia e iniettare fiducia nelle aziende e nei consumatori. Sicuramente il governo italiano avrà un ruolo fondamentale in questo senso e dovrà rispondere concretamente alle necessità delle aziende e dei singoli”.
Nuovi investimenti
La forza vendita OMET impegnata sul fronte italiano, raccoglie un feedback tutto sommato concorde dai propri clienti, che parlano di un cambiamento definitivo e non temporaneo delle condizioni di mercato e di una rivoluzione nelle modalità di relazione con i clienti. Che può avere molti aspetti positivi.
“Negli ultimi mesi, forti cambiamenti hanno investito il mercato e le imprese – commenta Marco Calcagni, OMET Sales Director -. Sono cambiati il modo di lavorare, le necessità dei clienti, l’approccio ai fornitori. Si viaggia meno, e le riunioni sono spesso virtuali: all’inizio tutto sembrava difficile, ma il risultato è stato maggior efficienza e maggior velocità nella comunicazione e nella risoluzione dei problemi. Il packaging, in generale, non ha subito flessioni: è rimasto stabile con incrementi in particolare nel settore food. La gente non ha più potuto andare al ristorante o in crociera ma non ha smesso di mangiare, quindi si è rivolta alla grande distribuzione acquistando piccole confezioni, e aumentando la richiesta di packaging. Questo non si è riflesso immediatamente in un aumento nel mercato degli investimenti, dove opera OMET, ma ha compensato la paura del futuro che ne costituisce il principale freno. In questo momento, la chiave di tutto è una visione che vada al di là della situazione contingente di emergenza: un plauso va a tanti imprenditori lungimiranti che continuano a investire, e ai Governi che incentivano il rilancio delle economie”.
“Siamo tutti, indistintamente, succubi e in preda di un cambiamento “GLOBALE” aggiunge Roberto Speri, OMET Sales Manager – ci siamo dovuti adattare in brevissimo tempo ad uno stato d’emergenza che comporta nuove metodologie d’azione, nuovi punti di vista, cambio di mentalità e nuove strategie sia commerciali che tecniche. Non ci saranno più fiere nè eventi importanti per evitare assembramenti, ma soprattutto tutti noi, a distanza di mesi dal primo lockdown, abbiamo capito che la situazione avrà segnato il nostro percorso in maniera indelebile. La vedo però come una nuova chiave di lettura e spunti per ottimizzare e sviluppare nuovi canali ed opportunità a 360°. Alcuni clienti hanno cavalcato l’onda della pandemia per incrementare vertiginosamente il fatturato e quindi con la possibilità di investire ulteriormente in attrezzature e macchine nuove, altri si sono trovati in serie difficoltà ed impreparati, fondamentalmente le aziende sane e lungimiranti, hanno superato più che dignitosamente il momento e si sono attrezzati ulteriormente per continuare a viverlo. Chissà per quanto ancora”.
“La quasi totalità dei miei clienti italiani risulta concorde nel pensare che il cambiamento non sarà temporaneo ma intaccherà per sempre l’attuale modo di lavorare – conferma Andrea Campani, OMET Sales Manager –. Cresce la richiesta di una tecnologia di stampa sempre più connessa coi service coi fornitori e coi clienti stessi, online 24 ore al giorno. L’attuale pandemia non ha fatto altro che obbligarci ad un salto in avanti tecnologico di almeno 10 anni portandoci subito a livelli impensabili per il nostro paese sino ad un anno fa. Non mi risulta che ci siano stati tanti etichettifici che abbiano chiuso o siano falliti causa Covid 19. Vedo in sofferenza quei clienti che lavorano in un solo settore o puntando meramente su prezzi al ribasso e senza diversificazione. Le aziende che sono sempre state attente all’innovazione tecnologica ed alla qualità ne usciranno più forti di prima.
Produttori e converter
“Ad oggi le statistiche a livello nazionale dicono che il packaging registra una crescita del +5 % mentre l’editoria, in cui rientra il settore carta/cartoni, un calo del -30/40%. – dice Bruno Martino titolare ditta Novarex che si trova in Veneto, una delle regioni più colpite dalla pandemia in primavera. “Il settore del packaging riflette un leggero aumento dei consumi e soprattutto un loro spostamento verso un diverso tipo di confezionamento, una tendenza già presente prima della pandemia: oggi la maggior parte delle persone scelgono il discount per ragioni di prezzo, aumenta il numero di confezioni ed etichette perché vengono acquistati pezzi più piccoli (una volta si vendeva il Grana in pezzi da 500 g, oggi si vende pezzo da 100 g), un cambiamento che riflette una modifica nella fisionomia della famiglia (anziani, separati, single). La pandemia ha prodotto un aumento dei consumi a febbraio marzo aprile: avevamo addirittura problemi nello stoccaggio materiali e nel reperire materia prima. Oggi questo trend si è stabilizzato, ma assolutamente non c’è crisi”.
“Il futuro? – continua Martino – La sfera magica non c’è ma come Presidente dei cartotecnici grafici di Confindustria Venezia Rovigo, posso dire che le perdite e le difficoltà dei settori con cui lavoriamo sono molto gravi, parlo ad esempio del settore moda, viaggi, ristorazione, la crisi generale è molto forte e genera chiusure permanenti di molte attività. L’Italia sta soffrendo, forse il mondo intero, e tutto è collegato. Bisognerebbe riuscire a convivere con questo virus, se continuiamo a bloccare, sarà comunque un problema per ogni settore”.
“Sicuramente la pandemia ha rallentato se non fermato numerosi settori industriali, e credo che anche in futuro vedremo frenate nei trend già scarsi di crescita industriale nazionale. Ma dobbiamo assolutamente avere fiducia nella ripartenza e trovare nuovi stimoli per creare nuovi modelli di mercato – dice Massimiliano Bacchieri, seconda generazione alla guida di Idea Srl / Rolmarkem –. Se analizziamo bene i dati, il calo nel settore della ristorazione in realtà ha generato un incremento nella produzione del settore alimentare, settore nel quale noi lavoriamo da sempre. Non da meno i settori dell’igiene e pulizia, beauty care, chimico hanno tenuto decisamente il mercato a discapito di altri ritenuti probabilmente meno importanti. Comunque vogliamo essere assolutamente ottimisti verso una ripartenza generale del Paese”.
Uno sguardo al futuro
“La diffusione della pandemia Covid-19 – conclude Massimo Bellingardi, coordinatore marketing di OMET – è stata rapida e inaspettata nei primi mesi dell’anno, e nessuna delle aziende del settore poteva essere preparata a una situazione del genere.
Tutti i piani strategici, gli investimenti e le prospettive sono stati rivisti ma soprattutto è cambiato il modo di lavorare, pianificare e avvicinarsi al mercato. Il settore ha reagito con rapidità e decisione, con la ferma intenzione di non piegarsi, di adattarsi e di tornare a investire. Così ha fatto anche OMET: con umiltà e dedizione abbiamo smantellato le nostre certezze e ricostruito il nostro modo di lavorare, cercando di stare sempre vicino al cliente, ai suoi dubbi e alle sue esigenze anche solo virtualmente. Con il contributo della nuova app NOVA (New Omet Virtual Access), sviluppata con lungimiranza nei mesi precedenti la pandemia, siamo stati in grado di intervenire tecnicamente presso i nostri clienti senza la presenza fisica dei nostri tecnici, riuscendo anche ad installare numerose macchine in tutto continenti, guidando passo dopo passo i tecnici del cliente. Questa seconda ondata ha portato ulteriore incertezza nel mercato, ma non siamo impreparati e andiamo avanti con cautela, con la consapevolezza che le cose miglioreranno”.